Direttore,
a mia memoria la festa di San Ciro é sempre stata di carattere religioso, di profano aveva solo i fuochi pirotecnici. La novena molto seguita ed affollata, la veglia di preghiera ininterrotta di molte persone nel cappellone nelle 24 ore precedenti il 31, la processione affollata e sopratutto patita dei Pellegrini scalzi, la processione del ritorno della statua ai Paolotti, la così detta “processione ti li masculi “ perché due lunghe fila di uomini adulti e devoti con un grosso cero in mano precedevano la statua.
Una pietà sbiadita ai tempi d’oggi.
Persino i preti curano meno l’aspetto religioso di questo evento, la fede di tradizione, antropologica, eppure il nostro San Francesco onorò San Ciro sopratutto perché martire della Fede, testimone di Cristo.
La pira, simbolo del martirio, privata del significato religioso, é diventata spettacolo.
E così parte della identità religiosa grottagliese é persa o, più crudamente, trasformata in business.
Il ventennio del Cavaliere di Arcore continua ad intossicare, come le nostre discariche di rifiuti speciali.
Un caro saluto
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