Taranto, Chiesa Cattedrale, 8 maggio 2025
«Spes non confundit».
«La speranza non delude» (Rm 5,5).
È la frase che risuona dalla voce
dell’apostolo Paolo in questa solenne
proclamazione della liturgia del Santo Patrono
che ci vede ancora una volta insieme.
È la Parola che anima questo Giubileo
Ordinario che ci ha invitati ad essere pellegrini di
speranza, una dimensione permanente della
Chiesa, una situazione sempre aperta e
necessaria, un lascito fondamentale consegnatoci
vivo dall’amato papa Francesco, ora di venerata
memoria. Un invito a rifondare la nostra vita in
Gesù Cristo, l’unico capace aprire sentieri di pace
a partire dall’amore vero.

Cataldo, il pastore generoso, è l’immagine
di Dio che non abbandona il suo popolo. I motivi
della festa risiedono nel fatto che il Signore non
ci lascia mai soli e che, come ci ricorda il salmo,
“anche se dovessimo camminare in una valle oscura il
nostro cuore non teme perché Lui è con noi” (Sal
22,4). Il pastore reca con sé bastone e vincastro,
l’uno per guidare, l’altro per stimolarci anche
pungolandoci con tenerezza a perseguire le vie
del bene.
La nostra preghiera e i nostri sguardi si
rivolgono fiduciosi a Roma, dove presto i
Cardinali provvederanno a dare alla Chiesa di
Roma un vescovo che presieda la cattolicità,
principalmente nell’esercizio della carità.
Al netto di tutte le curiosità mediatiche, il
Popolo di Dio ora prega ed impara il
discernimento cogliendo la volontà dello Spirito
Santo. Vi invito a raccogliere la testimonianza del
Conclave, quale attestazione di responsabilità e
serietà con le quali si provvede davvero al bene
della Chiesa che cerca di essere nel mondo lievito
di vera fraternità, casa accogliente per ogni uomo
ed ogni donna, portatrice di misericordia e di
luce per i cuori, faro di pace. Mentre il mondo

decodifica l’atto solenne dei Cardinali come
esercizio di gestione e di potere, i credenti sono
chiamati a scorgere l’azione efficace della
Provvidenza nei nostri tempi affinchè la Chiesa
sia sempre quel Regno dove chi è il primo è il
servo di tutti, ad immagine di Cristo che non è
venuto per essere servito ma per servire (cfr. Mc
10,44-45).
Quest’anno consegniamo la statua di San
Cataldo al Commissario Straordinario del
Comune di Taranto, la dottoressa Giuliana
Perrotta, la ringraziamo per la sollecitudine con
cui si sta prendendo cura della Città sebbene sia
breve l’arco di tempo che le è stato concesso.
Taranto, ancora una volta, attraversa un
periodo critico della sua storia politicoamministrativa,
come se non riesca a trovare in
sé le forze per invertire il corso del proprio
destino. Eppure, mai come oggi, abbiamo la
necessità di mettere insieme le migliori energie
che, mosse solo dall’interesse per il bene comune,
affrontino le vitali questioni che restano
insolute.
Ci preoccupa il futuro dello stabilimento
siderurgico, non ci lasciano sereni le
rassicurazioni che ci arrivano. Voglio dirlo con
chiarezza: la Città, i tarantini, hanno già pagato
un prezzo troppo alto in salute e contaminazione
ambientale! Quello del lavoro e della produzione
a tutti i costi, i nostri giovani non sono più
disposti ad accettare. E tanto è vero che
perdiamo la nostra migliore gioventù, uomini e
donne che vanno a cercare lontano dai loro affetti
familiari l’occasione per vedere soddisfatte le
proprie legittime aspirazioni. Così si impoverisce
il tessuto sociale di Taranto, tanto quanto quello
economico.
Ci preoccupano le zone interessate da
disagio sociale. Le cronache di questi giorni ci
parlano di giovani in difficoltà, di crisi abitativa:
condannare senza interrogarsi sulle ragioni
profonde di tutto ciò non aiuterà di certo ad
affrontare costruttivamente i problemi.
Cosa possiamo fare?
Possiamo essere protagonisti attivi e
positivi della vita cittadina, ognuno per le
proprie competenze e interessi.
Possiamo dar vita a piccole comunità
virtuose e metterle in rete con altre per
ricostruire il comune senso di appartenenza.
Tra pochi giorni andremo a votare. Tocca
ad ognuno di noi scegliere i futuri
amministratori di Taranto: dobbiamo essere
selezionatori critici! Non sono giustificabili
improvvisazione, inadeguatezza, incompetenza!
Fare l’amministratore pubblico non può essere
considerato alla stregua di un posto di lavoro
qualsiasi. Le sfide che ci attendono richiedono
tutt’altro, non vorremmo tra qualche tempo
ritrovarci nella stessa situazione di oggi. È facile?
No, è difficilissimo!
Quando san Cataldo giunse a Taranto
trovò una città in rovina, le vestigia dell’antica
opulenza sepolte dalla polvere. La forza della
sua fede lo aiutò a ricostruire la comunità, sulle
colonne dei templi distrutti, fu costruita la nostra
cattedrale. Ecco, a san Cataldo chiediamo di
sostenerci nella fede, di darci la forza di ricostruire
Taranto sulle colonne del bene comune
e del rispetto del creato.
Non si avvia il processo del cambiamento
fin quando arde la pece del disaccordo e delle
visioni di parte, non si aprono le porte fin
quando non appare chiaro nella mente e nel
cuore delle persone che sono all’interno quale sia
il bene della Chiesa in questo preciso momento.
La voce del Maestro deve risuonare nitida nel
segreto delle coscienze che si rendono disponibili
ad accoglierlo. Impariamo anche che la
comunione non arriva dall’alto come una sorta di
illuminazione misteriosa e magica, ma non
prescinde da scelte, da assunzioni di
responsabilità ed impegno generoso e personale.
Dobbiamo far ardere amore e giustizia e così
anche per noi sarà “fumata bianca”.
Buona festa a tutti.
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