SPAGNULO FRANCESCO

“L’OPERA D’ARTE NON È L’OPERA DI UN’ARTE, ED ARTISTA NON È UN AGGETTIVO QUALIFICATIVO MA UN SOSTANTIVO”.

“AMMINISTRATORI O SINDACI CHE SI SENTONO, O SONO INVITATI A SENTIRSI NEL CASO SPECIFICO, RAPPRESENTANTI DI UN PRESUNTO SENTIMENTO COLLETTIVO ESIBENDO TRANQUILLAMENTE LA LORO “CULTURA GENERALE” ED IL LORO ORGOGLIOSO GUSTO PERSONALE

Oggi abbiamo pubblicato l’interessante approfondimento sulla inadeguatezza e diremmo ormai desueta manifestazione dedicata alla ceramica, ed un po’ meno all’arte, come si evince dall’analisi puntuale dello stato “dell’arte” di  questa “vecchia” manifestazione del Prof. Francesco Spagnulo, artista e partecipante, anche quest’anno, alla XXXII concorso di ceramica contemporanea “Mediterraneo”.

Il Prof. Francesco Spagnulo da diverso tempo è impegnato nell’approfondimento della storia artistica e culturale della città dell’Arte (2009) di Grottaglie, ricordiamo la vexata quaestio dell’errata intitolazione di via La Pesa, nel quartiere delle ceramiche, ad un falegname e non al ceramista, dell’anfora in maiolica di Ale(s)andro Magno ospitata nel M.I.C. di Faenza, della sala museale del castello episcopio , impropriamente definito “museo”.

Dall’approfondita e competente disamina del “caso” IL XXXII CONCORSO DI CERAMICA CONTEMPORANEA “MEDITERRANEO” che “finché non si riuscirà a distinguere ciò che ha le prerogative dell’arte contemporanea da ciò che è artigianato sussisteranno ancora denominazioni, ambigue e fuorvianti, quali “Mostra della Ceramica” o “Concorso di Ceramica Contemporanea” come fosse una cosa normale. Proporre invece, ad esempio, una mostra d’arte con opere in marmo oppure in bronzo, classiche o contemporanee e chiamarla “Mostra del Marmo” o “Mostra del bronzo” desterebbe quantomeno qualche perplessità”

Una risultanza “tombale” per un evento, che richiede la distrazione di consistenti risorse finanziarie delle casse del Comune di Grottaglie, con limitati riscontri in termini di viste turistiche e promozione territoriale.

Un artista e professionista, qual’ è Francesco Spagnulo, entra nel merito delle opere d’arte , nei diversi componimenti e generi, humus culturale assente in alcuni , che come leggeremo di seguito, negli anni hanno determinato e condizionato la scelta dei vincitori delle diverse edizioni delle mostre e di conseguenza le opere di proprietà comunale e che compongono la sala museale del castello Episcopio.

Esaustive ed “illuminanti” le citazioni  di Spagnulo , in riferimento alla definizione di opere d’arte “  la  Direttrice del MIC di Faenza, Claudia Casali afferma che “creatività non è in arte (e nello specifico in ceramica) sinonimo di sterile tecnicismo legato alla terra e alla cottura, è rappresentazione mentale, pensiero, iconografia, stile, ovvero poesia …Giorgio Bonomi, critico d’arte affermava che: “la ceramica è un semplice materiale che acquista valore a seconda delle mani che la trattano. Ci sono molti bravi artigiani, alcuni designers, pochissimi veri artisti, tantissimi ceramisti che non sono né gli uni né gli altri e che, anzi, sviliscono il materiale stesso con orripilanti opere che non hanno la piacevole qualità di un bel pezzo d’artigianato né producono quelle emozioni che provengono da una vera opera d’arte”.

Negli anni a Grottaglie è probabilmente “sfuggito” qualcosa, e Spagnulo chiarisce bene che “Allo stesso modo un’artista plastico-visivo che realizza un’opera d’arte con materiali ceramici per quale motivo deve essere definito ceramista, come spesso avviene? Il ceramista è l’artigiano autore di opere nelle quali soprattutto la materia e la tecnica sono preponderanti, preminenti rispetto ai dati di senso ed alla poetica. In una mostra d’arte (o presunta), definita “Concorso di Ceramica Contemporanea” noi paradossalmente non esponiamo (non dovremmo esporre) “la ceramica”, ma un pensiero nei suoi contenuti razionali ed emotivi, un’idea, un espressione poetica che prende forma attraverso l’uso del materiale ceramico, possibilmente in maniera sapiente, con perizia tecnica e capacità comunicative (“la grammatica del vedere”, della percezione)…Il marmo, insieme al bronzo, è stato per secoli il materiale elettivo per la scultura, non per questo chi creava e realizzava un’opera d’arte in marmo si definiva o veniva definito necessariamente marmista, al limite le opere venivano, anche, definite i marmi di tale artista.”

Particolare enfasi ed evidenza viene profusa, per i tanti politici, operatori economici, amministratori, sindaci che si sono “spesi” ad essere valutatori e “giudici” dell’arte in generale, solo affidandosi al proprio “gusto”, così adeguatamente coniato dal prof. Spagnulo.

IL GUSTO DELL’ ARTE O LA COMPETENZA?

Spagnulo “Di conseguenza; finché si continuerà, come fanno in molti, purtroppo anche “organizzatori” e curatori, a fare un errore culturale sia di sostanza che di metodo, fossilizzati nella perenne confusione di scambiare il LINGUAGGIO ARTISTICO per il MEZZO ESPRESSIVO e viceversa tale da costituire il grande equivoco… Il comune denominatore di questi atteggiamenti è quello di dare impropriamente eccessivo valore al cosiddetto gusto personale, il pensare di poter dire la propria legittimamente e liberamente al pari degli esperti in questioni che riguardano l’arte, il sentirsi a proprio agio e non provare imbarazzo addirittura come membri o presidenti di giuria pur non avendo specifiche conoscenze, competenze e titoli di merito. Amministratori o sindaci che si sentono, o sono invitati a sentirsi nel caso specifico, rappresentanti di un presunto sentimento collettivo esibendo tranquillamente la loro “cultura generale” ed il loro orgoglioso gusto personale. Molti sono portati a pensare che il cosiddetto gusto personale sia una dotazione naturale individuale che ognuno possiede ed esprime da sempre e non può essere messo in discussione, non a caso esistono le proverbiali frasi o per meglio dire luoghi comuni che “i gusti sono gusti” e “sui gusti non si discute”. In realtà non ci si rende conto che il gusto è qualcosa che si forma e che si è formato come bagaglio culturale attraverso la complessità delle conoscenze, delle relazioni e delle esperienze di vita personale…Bruno Munari a proposito di “giurie incompetenti ma autoritarie” dichiarava (in Artista e designer edizioni Laterza 1971 pagg.15 e 16) : “In queste giurie ci sono tutti, meno gli artisti moderni e internazionalmente qualificati. Ci sono funzionari di ogni tipo, esperti in economia e commercio, rappresentanti delle Forze Armate … Eppure tutta questa gente quando ha mal di pancia chiama il dottore e non l’idraulico.”

Perché ci deve essere questo disprezzo per l’arte, questa presunzione che tutti possano giudicare, questo trionfo dell’incompetenza

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