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LA DISCARICA PER RIFIUTI SPECIALI E NON PERICOLOSI VIENE DELIBERATA DALL’AMMINISTRAZIONE DEL SINDACO GIUSEPPE VINCI CON DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE N. 71 DEL 13 OTTOBRE 1997 E SUCCESSIVO PARERE FAVOREVOLE DEL SINDACO VINCI DEL 12 FEBBRAIO 1998.

Proviamo oggi a ricostruire buona parte della vicenda della discarica di rifiuti speciali e non pericolosi di Torre Caprarica del Comune di Grottaglie. Dunque l’operazione prende inizio nel 1996 e si conclude con l’assenso del sindaco Vinci nel febbraio del 1998, in un periodo ammnistrativo particolare, nessuno rammenta come fosse il periodo delle ristrutturazione dei dirigenti di diversi settori dell’ammnistrazione comunale, tra cui l’ufficio urbanistico, il quale cambiò negli anni successivi diversi responsabili tra ingegneri e geometra. Il documento che pubblichiamo è stato redatto dal comitato “vigiliamo per la discarica” della casa della Pace, di cui era componente la prof.ssa Etta Ragusa. Da questo comitato prende il via l’attività ammbietalista di Ciro D’Alò e del suo movimento che oggi governa la città (diciamo governa!) ormai da diversi anni. Riportiamo di seguito le risultanze della consultazione ammnistrativa del 1993, che portò al governo della città una coalizione di sinistra, con il sindaco del Partito Democratico Giuseppe Vinci ed un vice sindaco che a seguire amministrerà con lo stesso D’Alò…

L’attuale sindaco Ciro D’Alò, nel periodo in cui veniva decisa la discarica, era impegnato con il suo diploma di perito in elettronica ed automazione e la laurea magistrale in giurisprudena in quel di Modena, e dunque risulterebbe difficile, che lo stesso, potesse conoscere la “battaglia” portata avanti dal consigliere comunale Armando Donatelli e l’architetto Vito Nicola Cavallo.

Lotta contro la discarica, per cui lo stesso architetto, ed a più riprese accoglieva nel suo studio professionale, in merito alla discarica, il compianto consigliere Caliandro e Angelo Alò oltre a ad Armando Donatelli.

Come non potrà ricordare, quando il consigliere Donatelli “affrontò” a muso duro il prof. Liberti in consiglio comunale, appalesando una lunga foto dello skyline del profio della futura discarica, D’Alò verrà dopo a cose fatte ed invece di rivolgere le sue proteste al Sindaco Vinci (con il quale svolge incontri allae feset dell’unità) prendeva di mira la giunta Bagnardi e chi scrive oggi questo resoconto.

Un giorno ci spiegherà D’Alò cosa realmente ha fatto contro la discarica, oggi che prende soldi (come dichiarò all’architetto Vito Nicola Cavallo nel 2019) per realizzare strade, mostre ecc., proprio come i suoi precedenti colleghi sindaci.

Come deve spiegare dove smaltire l’indefferenziata grottaglie ( reale meno del 40%), che comprende anche tipologie di rifiuti elencati nella seguente sceda del comitato vigiliamo la discarica. Qui pubblichiamo una serie di documenti , ordini del giorno, delibere ed accordi che potranno finalmente comprendere ai grottagliesi il “peso” delle decisioni di questo volenteroso ammnistratore…ma che poteva fare di più, solo se non fosse inciampato in tante ed evidenti contraddizioni, compresa quella di avere come assessore, il geom.Stefani (in altri tempi in ammnistrazione Bagnardi) che contestava insieme all’assessore di riferimeto dell’ammnistrazione Bagnardi 2006-11.Geom. Stefani, già vice sidaco con il sindaco Alabrese ed assessore all’ambiente, il quale, sollecitato dall’Avv. Mariagrazia Chianura-assessore all’ambiente del primo mandato D’Alò, seguì ammnistrativamente il mancato introito di tre milioni dalla discarica, e di cui la stessa Chianura (dopo essere sta”lincenziata” da D’Alò) chiedeva allo stesso di conoscere i motivi della mancanza, anche in un pubblico incontro, che purtroppo non si è mai svolto.

PROVIAMO A COMMENTARE E COMPREDERE QUESTO STORICO DOCUMENTO DEL TARDIVO INTERESSAMENTO AL PROBLEMA DA PARTE DEGLI AMBIETALISTI DELLA CASA DELLA PACE E DALLA PROF.SSA ETTA RAGUSA.

Segue una esaustiva elencazione dei diversi rifiuti che tutti noi produciamo, cioè con le nostre impronte ecologiche, legati alle attività antropomorfe quotidiane, compresa l’idefferenziata del 40% del comune di Grottaglie, dove insistono opifici artigianali, industriali, ospedaliere, vitivinicola, ceramico…dove smaltire i rifiuti? Ma il sindaco di Grottaglie e non solo dicono NO alle discariche, mentre lui e la sua amministrazione usano automobili per spostarsi mentre invitano i cittadini ad utilizzare le inutili e costose piste ciclabili, ed il territorio è ammorbato da rifiuti , compreso l’amianto (tiro a piattello!!).

Ottima domanda, chi ha autorizzato la discarica. Semplice, il già partito di sinistra oggi Partito Democratico e non solo, insieme ad altri partiti della coalizione dell’ex sindaco ed assessore provinciale Giuseppe Vinci (oggi componente del direttivo del PD), non elenchiamo i nomi dei consiglieri , ma potrebbero appalesarsi da soli. Dunque sig. sindaco D’Alò è a loro che devi rivolgere le tue perplessità e non ad altri!!! Poi che di una così importante, il comitato della discarica, è venuto a conoscenza grazie ad un volantino…insomma!!!Sarebe stato sufficiente leggere i giornali e chiedere perchè alcuni dirigenti nel comune di Grottaglie venivano spostati o peggio, mobbizzati.

AMBIENTE.FUTURALAB AL SINDACO DI GROTTAGLIE  “LA DISCARICA DI GROTTAGLIE NON RISULTA CHIUSA, NON RISULTA ESAURITA”

“7MLN DI EURO. TANTO VALE LA SALUTE DI 32MILA PERSONE, IL RISPETTO DI UN TERRITORIO, LA MEMORIA DELLE BATTAGLIE FATTE PER ANNI

Mentre nella città delle ceramiche l’opposizione consiliare è posizionata “sull’Aventino “ in una posizione per alcuni attendista,  per altri, come Partito Democratico, dove una parte è possibilista l’altra contraria, all’accordo del Comune di Grottaglie con  Linea Ambiente s.r.l. (già  Ecolevante s. p.a.) sulla discarica “Torre Caprarica”.

Prende invece  posizione FUTURALAB una delle componenti della maggioranza di D’Alò, denominata GROTTAGLIE NEXT, che spiega a qualche “novello” esponente politico “alle prime armi”, cosa non va nell’accordo D’Alò- Linea Ambiente s.r.l. che il nostro giornale ha dettagliatamente riportato in

Nei giorni passati abbiamo illustrato il progetto di ambientalizzazione della Linea Ambiente persei milioni per la realizzazione del progetto di prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento (IPPC), su una superficie di 206.000 m², di cui 193.910 m² occupate dai 6 comparti per un volume è di circa 2.334.000 mc.

Su l’ordine del giorno del PD  e parte dei gruppi di maggioranza in merito alla “riattivazione di una installazione di smaltimento rifiuti non pericolosi nel comune di Lizzano e comune di Taranto.

Ricordiamo che il movimento politico FUTURALAB ha fatto parte integrante della coalizione GROTTAGLIE NEXT che ha eletto per la seconda volta Ciro D’Alò a sindaco di Grottaglie, leader del movimento è l’Avvocatessa Mariagrazia Chianura, esperta in materiale ambientale e smaltimento rifiuti.

Le prime dichiarazioni a “caldo “ del movimento, a seguito della pubblicazione della di giunta n. 291 del  21 settembre 2023, sulle pagine social del movimento sono state “ Com’era la storia di rinunciare alle entrate della discarica perché il territorio non si vende?!7mln di euro. Tanto vale la salute di 32mila persone, il rispetto di un territorio, la memoria delle battaglie fatte per anni. E pensare che l’avevamo detto: che il fatto che la discarica risultasse ancora attiva in sede di piano regionale, non ci piaceva. “Non fare allarmismi”, ci risposero. Bene, oggi, apprendiamo che in cambio di 7 mln di euro, il Comune di Grottaglie rinuncia a qualsiasi azione presente e futura sul nuovo progetto già depositato in Regione da Linea Ambiente per l’ottimizzazione orografica (vi ricorda qualcosa?????) della discarica La Torre Caprarica. Per 7mln di euro si vende tutto, pure la dignità.”

Nei giorni scorsi il movimento ha diffuso una dettagliata relazione sul progetto della Linea Ambiente s.r.l. e del successivo accordo con l’amministrazione.

Spiegano dal movimento FUTURALAB “Che ne pensereste se un privato che avesse costruito una bella palazzina abusiva, magari sulla costa, all’ordine di demolizione rispondesse: “non lo faccio perché costa troppo demolire e poi ci sono i camion che inquinano, e sai quanti rifiuti si producono???”Chiunque, con un minimo di senso etico risponderebbe che bisogna innanzitutto ristabilire un principio di legalità; che se un’opera è abusiva, va demolita, e questo a garanzia di tutti noi e dei principi costituzionali sulla base dei quali si regge un minimo di vivere civile. E va demolita perché nessuno si senta autorizzato, mai, a pensare che pagando, quello che prima non si poteva fare, diventa lecito. Sulla vicenda della nuova ottimizzazione orografica della discarica, i cittadini di Grottaglie si sono polarizzati: o a favore dell’accordo o contro. Senza mezze misure. Ma una discussione su un tema così complesso e delicato, anche per le ripercussioni future su ambiente e salute di tutti noi, non può essere lasciata alla semplice simpatia o antipatia per l’amministrazione. Voi l’avete letta la documentazione del progetto per l’ottimizzazione orografica – praticamente, rifare il profilo – della discarica di Grottaglie? Noi si. Abbiamo letto tutto quello che è stato pubblicato. Ogni documento. Ogni relazione tecnica. Ogni studio. Pagina per pagina.

Ecco cosa ne è venuto fuori:

Partiamo da un fatto: la discarica di Grottaglie è un impianto privato, gestito da privati, e privato è il proponente. Ora, come tutte le aziende private, nasce per fare profitto: non è una ONG, non è un ente pubblico. E’ un privato, e come tale si comporta. Tra il 2018 e il 2019 (ndr primo mandato D’Alò), per circa nove mesi, la discarica ha accolto rifiuti sulla base di un’autorizzazione che è stata poi annullata. L’autorizzazione e di seguito il suo annullamento, hanno generato due fatti: il primo che la discarica in quei 9 mesi ha incamerato oltre 20 MLN di euro ( atti del processo penale, sequestro per equivalente), il secondo è che i conferimenti di quel periodo sono stati dichiarati illegittimi perché derivati da un atto di autorizzazione poi annullato. Quindi quei rifiuti andavano rimossi.

Ma a giugno di quest’anno, la società che gestisce la discarica presenta un’istanza di modifica sostanziale dell’AIA del 2008 per “l’adeguamento dei profili finali della discarica, considerando i nuovi profili di conferimento rifiuti determinati dal decadimento della D.D. 45/2018”…. Insomma un’autorizzazione nuova, per un fatto vecchio. Nella presentazione di un progetto per richiedere un’autorizzazione, tocca al proponente presentare le varie opzioni e motivare la propria scelta progettuale. In questo caso, il proponente ha presentato 3 scenari :

1. Togliere i rifiuti depositati e ricoprire con strato di inerti;

2. Coprire con strato di ulteriori rifiuti;

3. Non togliere i rifiuti e coprire con strato di materiale inerte.

La prima opzione- oggetto di due diffide della provincia che intimavano l’azienda a togliere i rifiuti – viene scartata sulla base di alcune considerazioni: – la durata dell’intervento (4 anni), gli effetti legati a rumore, odori ed emissioni varie, e soprattutto l’insostenibilità socio-economica del progetto.

La seconda opzione viene scartata, nonostante secondo il proponente fosse valida, perché la cittadinanza non avrebbe tollerato un nuovo, seppur minimo, deposito di rifiuti.La terza sarebbe risultata, sempre secondo il proponente, di gran lunga la migliore: soprattutto per il tempo (3 anni) che accorcerebbe i disagi legati a rumore, odori, emissioni varie. Tutto bene tranne che per la voce suolo, valutata alta (il materiale inerte da qualche parte bisogna andare a prenderlo). … Un fatto è certo: è il proponente a fare l’elenco delle varie opzioni, e a stabilire un ordine di preferenza. E qui finisce il ruolo del privato e comincia quello dell’ente pubblico. Tocca infatti ai vari enti pubblici che partecipano alle conferenze di servizi fare rilievi, proporre modifiche, o anche dare parere negativo.

Fatta questa considerazione, dalla documentazione pubblicata sul sito della regione emerge che:

1. Opzione uno, togliere i rifiuti: il proponente considera negativo l’impatto di rumori e odori , senza fare cenno minimamente al fatto che si tratta di un effetto transitorio, legato alla fase di rimozione dei rifiuti. Nulla si dice dell’effetto permanente che un così gran quantitativo di rifiuti produce. Nulla nemmeno sulla questione del peso sulla membrana del fondo, problema sollevato proprio dall’amministrazione di Grottaglie nei vari giudizi. E’ bene sottolineare che la prima opzione viene scartata dando grande rilevanza al fatto che non comporta benefici a livello socio-economico. Tradotto: questa opzione non va bene perché togliere i rifiuti non conviene economicamente al proponente. Non si capisce quale sia l’aspetto sociale di una discarica, ma tutto può essere. E, attenzione, viene rimarcato in più punti il ruolo e l’utilità che l’impianto ha avuto durante le emergenze rifiuti in Puglia. Particolare non trascurabile: LA DISCARICA DI GROTTAGLIE RISULTA ANCORA FRA GLI IMPIANTI IN ESERCIZIO NEL PIANO REGIONALE. NON RISULTA CHIUSA, NON RISULTA ESAURITA. E LA REGIONE È L’ENTE CHE DECIDE SUGLI IMPIANTI.

2. Opzione due: mettere altri rifiuti. Improponibile.

3. Opzione 3: L’opzione 3 a giudizio della società, risulta quella più favorevole. Non produce significativi impatti negativi sull’ambiente ed è economicamente sostenibile, sempre per il proponente.

Questo lo stato delle cose. Ci permettiamo alcune considerazioni:

– chiudere un lotto e avviarne la post gestione non significa chiudere una discarica. E purtroppo le vicende di impianti vicini ce l’hanno insegnato.

– perché nell’accordo tra comune e società non è stata inserita anche la clausola a carico del proponente a non richiedere per il futuro l’apertura di altri lotti nel sito e sull’intero territorio?

– perché il comune di Grottaglie ha firmato la rinuncia preventiva alle azioni presenti e future come condizione essenziale dell’accordo?

In questo modo, se anche emergesse qualcosa che non va in sede di conferenza di servizi, il comune non potrebbe esprimere parere negativo. E’ normale tutto questo?

– come la mettiamo con la costituzione di parte civile contro la società che gestisce la discarica nel procedimento penale? Che fine fa?

– queste procedure devono per legge avere una fase di consultazione pubblica, che il portale della regione indica nel 15 ottobre per questo progetto. Data la sua importanza, la fase della consultazione sarebbe stata fondamentale. Perché non si è data la possibilità di un momento di confronto con i cittadini di Grottaglie? Un’assemblea pubblica, (che è l’esatto opposto di una conferenza stampa) per esempio, in modo che tutti possano fare domande e ricevere risposte.

Questi i nostri dubbi. Riteniamo che una scelta ricadente sul territorio fatta principalmente sulla base della sostenibilità economica per il proponente sia una scelta viziata e non trasparente, perchè legata al profitto di chi sul territorio ha già fatto troppi danni”.

PECUNIA NON OLET !!!ACCORDO TRA COMUNE DI GROTTAGLIE E LINEA AMBIENTE S.R.L. (GIA’ ECOLEVANTE S.P.A.) SU DISCARICA TORRE CAPRARICA .

NEI MESI PASSATI GROTTAGLIE DOMANI INTERPELLAVA LA CORTE DEI CONTI PER IL MANCATO RECUPERO DI CIRCA 3.500.000 EURO DELLE ROYALTIES PER LA DISCARICA.

di Vito Nicola Cavallo

Il “battagliero” sindaco, che in passato si è impegnato per la chiusura della discarica di Torre Caprarica a Grottaglie, con la delibera di giunta n. 291 del  21 settembre 2023 sottoscrive un accordo transattivo con  LINEA AMBIENTE S.R.L. (GIA’ ECOLEVANTE S.P.A.), con un accademico intento, e cioè quello di ottenere “ un contributo di bilanciamento ambientale e territoriale … a fronte dell’impegno del Comune di Grottaglie a destinare i suddetti contributi ad opere e attività di carattere sociale, ambientale ed energetico a vantaggio dello sviluppo della collettività (intendendosi incluse anche le relative attività di progettazione), all’acquisizione di immobili al patrimonio comunale, alla realizzazione di interventi di rigenerazione urbana, sociale e sicurezza stradale e di iniziative ecologiche ambientali adottate da scuole/associazioni locali e culturali di promozione delle eccellenze artistiche e artigianali locali” e cosa vogliamo di più, quando si dice che “pecunia non olet !!!

Nella delibera ed il relativo allegato (foto) si apprende che “Linea Ambiente s.r.l. (già Ecolevante s.p.a.), società operante nel mercato dell’ambiente e dell’economica circolare a livello nazionale, è titolare dei seguenti impianti di discarica siti nel Comune di Grottaglie e dei relativi servizi accessori costituiti da impianto di trattamento percolato e da impianti dedicati al biogas una discarica controllata di seconda categoria di tipo B localizzata in una ex cava catastalmente individuata al foglio di mappa 77 particelle 1676, 177, 178, 185, 186, in località “La Torre Caprarica” nel Comune di Grottaglie (lotti I e II), autorizzata con provvedimento AIA determinazione Dirigenziale della Regione Puglia n 250/2008 e volturata a Linea Ambiente con Determina Dirigenziale della Provincia di Taranto n, 81/2015. La discarica di cui si discorre (Lotto I e Lotto II) ha esaurito la capacità autorizzata nel 2008 e ne è stata avviata la gestione post-operativa;una discarica controllata in sottocategoria (ex art. 7 D.M. 27/09/2010) per rifiuti non pericolosi anch’essa localizzata in area precedentemente adibita a cava catastalmente individuata al foglio di mappa 83 particelle 145, 101, 103, 105, 152, 22, 102, 162, 163, 104, 197, 173, 25, 174, 177, 178, 160, 26, nella medesima località “La Torre Caprarica” nel Comune di Grottaglie (Discarica Lotto III); per la gestione della discarica (Discarica Lotti I e II) veniva stipulata tra il Comune di Grottaglie e la società Ecolevante S.p.a. (oggi Linea Ambiente s.r.l.) apposita Convenzione Rep. n. 1103 del 25/10/2000) con la quale veniva pattuito – tra l’altro – la corresponsione da parte della società concessionaria in favore del Comuneconcedente di un corrispettivo (a titolo di compensazione per i pregiudizi ambientali arrecati al territorio comunale dallo smaltimento dei rifiuti) proporzionale al fatturato relativo all’esercizio della Discarica Lotto I e Lotto II e del relativo ampliamento. A decorrere dal 2015 Linea Ambiente e il

Comune di Grottaglie hanno assunto posizioni divergenti in merito alla possibilità di applicare la Convenzione Rep. n. 1103/2000 anche alla Discarica Lotto III, con conseguente instaurazione di un giudizio arbitrale conclusosi con lodo del 25/01/2019 e successiva pronuncia della Corte d’Appello di Bari con sentenza n. 1813 del 12/10/2021 divenuta definitiva. Considerato che le decisioni suddette, benchè riconoscano la fondatezza della posizione assunta dal Comune in merito alla estensibilità della Convenzione Rep. n. 1103/2000 anche alla Discarica Lotto III, hanno accolto parzialmente la pretesa di natura economica dell’Ente (€ 2.841.380,00 iva inclusa riferibile alle sole royalties maturate sino al 2016, in luogo dell’importo richiesto di € 6.042.737,54 iva compresa, oltre l’importo delle royalties maturate e maturande per l’anno 2018), con conseguente condanna della società Linea Ambiente al pagamento in favore del civico Ente della somma di € 2.841.380,00 iva inclusa, riferibile alle sole royalties maturate sino all’anno 2016; che sulla problematica oggetto del suindicato giudizio arbitrale permangono tra le parti posizioni confliggenti, foriere di ulteriori controversie di dubbia e insidiosa soluzione, le parti medesime hanno inteso addivenire ad un accordo le cui condizioni e termini sono traslate nell’allegato schema di accordo transattivo, che definisce ogni pendenza in merito al pagamento dei corrispettivi di cui alla Convenzione Rep n. 1103/2000 e, più in generale, tutte le questioni insorte relativamente alla Discarica Lotto I e II e Lotto III. Rilevato che con il medesimo accordo transattivo: Linea Ambiente si impegna a corrispondere al Comune di Grottaglie un contributo di bilanciamento ambientale e territoriale nel rispetto dei tempi, modalità e condizioni declinate agli articoli 3 e 7 del medesimo accordo, a fronte dell’impegno del Comune di Grottaglie a destinare i suddetti contributi ad opere e attività di carattere sociale, ambientale ed energetico a vantaggio dello sviluppo della collettività (intendendosi incluse anche le relative attività di progettazione), all’acquisizione di immobili al patrimonio comunale, alla realizzazione di interventi di rigenerazione urbana, sociale e sicurezza stradale e di iniziative ecologiche ambientali adottate da scuole/associazioni locali e culturali di promozione delle eccellenze artistiche e artigianali locali; ritenuto prudente scongiurare l’alea di ulteriori contenziosi e conveniente economicamente addivenire a una definizione bonaria di ogni pendenza economica correlata alla Convenzione Rep. n. 1103/2000 e di ogni altra questione insorta relativamente alla Discarica Lotti I e II e alla Discarica Lotto III, alle condizioni riportate nell’allegata bozza di transazione;

Rilevato che lo schema di accordo transattivo oggetto della presente proposta, trasmesso per eventuali osservazioni al Responsabile del Settore Ambiente dell’Ente con lettera del 19/09/2023 prot. n. 32276 riscontrata con nota del 21/09/2023 prot. n. 32571, è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione della società Linea Ambiente nella seduta del 20 luglio 2023;….di esprimersi favorevolmente in merito all’unito schema di accordo transattivo, allegato alla presente deliberazione per costituirne parte integrante e sostanziale”.

Nei mesi passati Il Partito Democratico grottagliese, prima della gestione al cloroformio attuale, scriveva e ricordava al sindaco, in un comunicato stampa “ dell’ arrecato notevole danno alle casse del Comune di Grottaglie.” e per tanto proposero e protocollarono un  esposto alla Corte dei Conti per il mancato recupero di circa 3.500.000 euro delle royalties per la discarica gestita dalla società Linea Ambiente srl già Ecolevante spa.

Scrivevano i consiglieri comunali Francesco Donatelli, Ciro Petrarulo, Alfredo Traversa, Giovanni Marinelli e Massimo Carrieri per chiedere di “accertare le eventuali responsabilità dei soggetti coinvolti al fine di poter ristorare l’Ente del notevole danno subito per il mancato recupero delle royalties per la discarica gestita dalla società Linea Ambiente srl, già Ecolevante spa, di circa 3.500.000 euro. L’amministrazione comunale, nel 2016, allo scopo di conseguire la riscossione delle royalties ad esso dovute dalla società Linea

 Ambiente srl già Ecolevante spa, dava mandato al proprio ufficio legale di instaurare la procedura arbitrale per recuperare la somma di 6.042.737,54 euro. Ma la procedura si concludeva con il recupero di una parte del dovuto e cioè 2.841.380 euro. I sopracitati consiglieri comunali hanno intrapreso una doverosa azione per conoscere le ragioni del parziale introito nelle casse comunali. Ma si sono scontrati con un muro di silenzi e di chiusura a tutte le iniziative e proposte fino alla bocciatura, da parte del Sindaco e della maggioranza del Consiglio comunale, della mozione presentata e discussa il 30 giugno scorso. Non solo. L’amministrazione comunale ha rifiutato l’acquisizione di un dettagliato e motivato parere, da parte del Responsabile dell’Ufficio Legale, ma anche di nominare un collegio di consulenti legali al fine di accertare eventuali responsabilità di amministratori, funzionari, collaboratori, professionisti incaricati o altri soggetti comunque coinvolti. Di fronte a questa chiusura, incomprensibile alla luce dell’ingente danno causato alle casse comunali, ai consiglieri è rimasta l’unica strada da percorrere: quella di ricorrere alla Magistratura contabile.”Il nostro giornale ha dato conto della  Sentenza della Corte di Appello di Bari I Sezione Civile del 12/10/2021, in cui si evidenziava che  non sono dovute al Comune di Grottaglie le royalties dalla discarica dei rifiuti speciali di contrada Caprarica, per gli anni 2015 (giunta Alabrese), 2017 e le maturande del 2018 (giunta D’Alò). I primi a portare a conoscenza della Corte di Appello di Bari I Sezione Civile del 12/10/2021 sono stati, gli stessi consiglieri del Partito Democratico, i quali, con un interpellanza al sindaco D’Alò, chiedevano di sapere i motivi del mancato introito per le casse comunali quali sono le ragioni per cui non è stata presentata la necessaria documentazione per gli anni 2015, 2017e per il 2018.Nell’occasione interpellammo l’Avv. Mariagrazia Chianura, già assessore all’ambiente con il sindaco D’alo e presidente di Futura Lab, una lista che ha sostenuto la ricandidatura e la rielezione del sindaco D’Alò; spiegava l’Avvocato Mariagrazia Chianura  che “in merito della questione royalties, cioè del ristoro economico che la società avrebbe dovuto versare al Comune e che, fino ai primi mesi del 2015, aveva versato. Il 25 ottobre del 2000 il Comune di Grottaglie e la Ecolevante Spa, firmarono una convenzione, che obbligava la società che gestiva la discarica a versare al

comune l’8,5 % (poi 9%) del fatturato (al netto di IVA e ecotassa) a titolo di ristoro ambientale per l’impianto già esistente, ristoro che sarebbe stato calcolato previo invio di comunicazione dei dati da parte della società al comune. Fino ai primi mesi del 2015 (ndr, amministrazione Alabrese), l’invio dei dati e il pagamento delle royalties possono definirsi regolari.

Succede però, che dal 3° trimestre del 2015 la società, diventata nel frattempo LineaAmbiente srl, non versi più il ristoro nelle casse comunali. A dicembre 2016 la giunta (ndr, amministrazione D’Alò), di cui facevo parte, dopo aver inviato le rituali diffide alla società nei mesi precedenti per il recupero delle somme, dava mandato al proprio ufficio legale di iniziare la procedura per l’arbitrato Procedura lunga, al termine della quale il collegio arbitrale stabiliva che (pag. 25 dell’arbitrato) l’istante (il Comune ) “… per quanto attiene la somma di euro …. riferibili al terzo trimestre del 2015, ha precisato che detto importo non era stato fatturato”. Lo stesso collegio riconosceva l’intero importo richiesto per il 2016 (pag. 26), anno nel quale le fatture furono emesse e nel corretto importo, perché le somme risultavano evidenziate nella nota integrativa al bilancio della società chiuso a fine dicembre 2016. Ma non riconoscendo, invece, gli importi per il 2017, perché calcolati in via presuntiva dal comune, il quale, in mancanza di comunicazione da parte della società, che pure in base alla convenzione avrebbe dovuto inviare i dati, aveva effettuato un calcolo su quanto indicato nella relazione sulla gestione che però non si riferiva solo alla discarica di Grottaglie ma a più impianti di proprietà della medesima società. Quindi, per capirci: il 2015 non viene riconosciuto perché mancano le fatture. Il 2016 viene riconosciuto del tutto. Il 2017 non viene riconosciuto perché non si capisce su quale importo debba essere calcolato il ristoro, non avendo fornito, LA SOCIETA’, dati precisi. La documentazione della discarica la conosco bene. E ricordo una cosa precisa. Dal 2000, anno della convenzione sulle royalties, la discarica di Grottaglie subì una serie di modifiche, che non riguardarono solo l’impianto, (con ampliamenti e nuovi lotti), ma anche la stessa società che lo gestiva e l’importo delle royalties, che passò dall’8,50% pattuito all’inizio, al 9% degli anni seguenti (come di legge a pag.19 del Lodo).” L’Avvocato Chianura   pone delle domande, che sono proprio quelle dei grottagliesi, fiduciosi di una risposta a breve tempo, e prosegue “ ora, è mai possibile che un Ente pubblico, in considerazione di tutte queste modifiche, dopo la prima convenzione del 2000, non si sia mai, MAI, preoccupato di firmare una nuova convenzione con la Linea Ambiente, che tenesse conto di tutti i cambiamenti avvenuti? E’ mai possibile che, nel 2015, al comune di Grottaglie NESSUNO si sia preoccupato di emettere le fatture per importi già maturati? E’ mai possibile che fino al luglio 2016 NESSUNO abbia messo in mora una società che produceva un così grande impatto ambientale e che non stava versando il ristoro? Chi è che dovrebbe rispondere di queste mancanze? Il danno ai cittadini chi l’ha causato?” In conclusione l’ex assessore Chianura lancia il “guanto di sfida” a chi poteva agire, e dichiara “Io vi invito a leggere le varie delibere di quegli anni per rispolverare la memoria, su chi c’era e c’è ancora. All’opposizione e in questa nuova maggioranza che sa molto di anni 2000. D’altronde, vanno di moda. (Ah, sono ovviamente disponibile ad un confronto pubblico, carte alla mano, con chi dia una lettura diversa del lodo e della sentenza!)”.

Le dichiarazioni dell’ Avv. Chianura furono riprese dall’Avv. Michele Mirelli legale di lungo corso e uomo politico locale, più volte consigliere comunale dell’opposizione, il quale  nel 2015 era componente  della massime assise comunale, ed a quel tempo, lo stesso Avv. Mirelli si attivava  sollecitare, il compianto direttore generale Dott. Paolo Balestra, ad adempiere all’emissione delle fatture di pagamento, cosa che sembrerebbe essere non stata fatto nei gli ultimi trimestri del 2015, periodo in guidava  l’amministrazione  dall’Avv. Ciro Alabrese, conclusasi nel giugno 2016.

OGGI CONSIGLIO COMUNALE A GROTTAGLIE SU  “RIATTIVAZIONE DI UNA INSTALLAZIONE DI SMALTIMENTO RIFIUTI NON PERICOLOSI NEL COMUNE DI LIZZANO E COMUNE DI TARANTO.

Ordine del Giorno DEL PD (UNITO) E PARTE DEI GRUPPI DI MAGGIORANZA. LUGLIO 2023

di Vito Nicola Cavallo

I Consiglieri Comunali Giovanni Annicchiarico., Gabriele D’Abramo, Massimo Zimbaro, Giuseppe Russo, Francesco Donatelli Giuseppina Cassese, domani illustreranno nel consiglio comunale convocato dal Presidente Aurelio Marangella il seguente Ordine del Giorno. “ Ai sensi dell’art. 15, Regolamento su funzionamento del Consiglio Comunale, in merito alla “Istanza di Autorizzazione Integrata Ambientale, ex art. 29-ter del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii., relativa alla ‘Riattivazione di una installazione di smaltimento rifiuti non pericolosi (IPPC 5.3 e 5.4)’, ubicata in località Palombara nel Comune di Taranto”, presentata da LUTUM S.r.l. alla Provincia di Taranto.Nell’espletamento del loro mandato elettivo. PREMESSO :che con nota prot. 22843/2023 del 15.06.2023 il Dirigente del Settore Pianificazione ed Ambiente della Provincia di Taranto, indirizzata – tra gli altri – al Sindaco del Comune di Taranto ed al Comune di Taranto Settore Urbanistica – Settore Ambiente e per conoscenza ai Sindaci dei Comuni di Fragagnano, Lizzano e Monteparano, comunicava che è pubblicata sul sito web della Provincia di Taranto la documentazione afferente l’istanza presentata da LUTUM S.r.l. ed assunta a protocollo con il n. 35867 del 27.10.2022 di Autorizzazione Integrata Ambientale relativa alla “riattivazione di una installazione di smaltimento rifiuti non pericolosi (IPPC 5.3 e 5.4)”, ubicata in località Palombara nel Comune di Taranto, nonché l’avvio del relativo procedimento amministrativo;che dalla documentazione visionata si evince che LUTUM S.r.l. ritiene tutt’ora valida la VIA ottenuta con Determina Dirigenziale n. 16 del 18.01.2005, il che non è accettabile essendo evidente che lo stato dei luoghi, dal 2005 ad oggi, dopo ben 18 anni è sicuramente mutato profondamente e in peggio (purtroppo). Un esempio è la messa in sicurezza del sito, eseguita dalla stessa LUTUM e non ancora completata. Difatti, la Relazione tecnica datata 10/2022 della stessa LUTUM (allegata all’istanza di AIA) riporta: “Ad oggi è stata completata la maggior parte degli interventi di MISE/MIPRE previsti: rimozione del percolato stagnante dal 2014, copertura con telo in HDPE della vasca A, realizzazione della rete di captazione del biogas, etc.. I principali interventi ancora in corso sono: revamping del sistema di raccolta, trattamento e scarico delle acque meteoriche e dell’impianto combustione del biogas, livellamento dei rifiuti in vasca A, spostamento e incapsulamento dei rifiuti di vasca B.” Quindi, si chiede l’AIA senza aver neanche completato i lavori né di messa in sicurezza (MISE), né quelli relativi alle misure di prevenzione (MIPRE); non essendo terminati, è presumibile che non esista documentazione che attesti l’esecuzione dei lavori a regola d’arte. Anzi, sempre da detta Relazione risulta che “l’intervento sicuramente più importante e risolutivo è lo spostamento dei rifiuti e l’impermeabilizzazione del fondo in conformità al D.Lgs. n.36/2003 aggiornato al D.Lgs. n.121/2020, che consentirà la totale rimozione della possibile fonte del potenziale pericolo, come si conviene a delle misure di prevenzione”;che la Determina Dirigenziale n. 16 del 18.01.2005 riporta: “l’impianto nel suo complesso (Piattaforma di trattamento+discarica) potrà accettare 350-400 tonnellate/giorno di rifiuti.” Invece, la già richiamata Relazione tecnica datata 10/2022 indica che la capacità produttiva con codice IPPC 5.4 è di 1300 t/g (discarica), mentre con codice IPPC 5.3 è di 216 t/g (trattamento) e quindi con un passaggio giornaliero di rifiuti maggiore di circa 3,5 volte della compatibilità ambientale concessa nel 2005. Allora, il volume di rifiuti conferiti in discarica necessitava di circa 40 camion al giorno (praticamente un camion ogni 36 minuti, 24 ore su 24). Poca roba rispetto al flusso di rifiuti che sembrerebbe previsto per l’attuale richiesta di AIA che è più del triplo rispetto al 2005. Questo significa circa 140 camion al giorno (praticamente un camion ogni 10,2 minuti 24 ore su 24) con le stesse strade di allora sia come numero che come ampiezza, anche perché oltre alle attuali due vasche (A e B) si prevede la costruzione di altre quattro vasche, il che significa che si allargherà enormemente il suolo occupato nel suo complesso. Ci sarà un impatto ambientale devastante su tutta la zona della Provincia di Taranto e un aumento esponenziale dell’usura delle strade provinciali e statali, del traffico e dell’inquinamento causato dai gas di scarico di questo esercito di camion che, ogni giorno, arriverà e andrà via sempre dallo stesso fazzoletto di terra. Con tutte le conseguenze a danno della salute dei cittadini di Lizzano e della Provincia, ma anche delle migliaia di turisti che, ignari, verranno nelle nostre città e nelle nostre spiagge e che probabilmente non torneranno più a soggiornare in queste zone. A questo bisogna aggiungere che il fabbisogno idrico per la sola piattaforma polifunzionale del sito è prevista in 11.991 m/anno (fonte tabella 6 della Relazione), il che significa togliere tanta acqua a tutta la zona che già ora, non di rado, risente della scarsità di acqua in alcuni periodi. Non a caso l’art. 4 del Codice dell’Ambiente stabilisce che la VIA “ha la finalità di assicurare che l’attività antropica sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo sostenibile, e quindi nel rispetto della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della salvaguardia della biodiversità e di un’equa distribuzione dei vantaggi connessi all’attività economica.” Appare del tutto evidente che nessuna di queste condizioni previste dalla legge sia stata rispettata sino a quando la discarica è stata in esercizio e a fortiori adesso con l’aumento di rifiuti previsti. Si prospetta che arriveranno una montagna di rifiuti e precisamente ben 1.137.500 tonnellate, per una capienza complessiva pari a 2.288.000 tonnellate, considerate le 1.150.500 tonnellate di rifiuti già stoccate negli anni dal 2008 al 2013 (vds. la VIA del 2005 e la stessa Relazione tecnica);che la deliberazione della Giunta Comunale di Fragagnano n. 87 del 27.06.2023 rileva che i gestori precedenti a LUTUM hanno operato in difformità con la VIA del 2005, in quanto è stata rilasciata per un progetto unitario (impianto di trattamento più discarica), mentre, in realtà, ha operato soltanto come discarica. Pertanto, l’impatto reale sull’ambiente è diverso da quello previsto dalla VIA del 2005, essendo venuti a mancare gli effetti positivi sull’ambiente derivanti dalla realizzazione dell’impianto di inertizzazione. Ne consegue che essendo difforme l’impianto in esercizio rispetto al progetto unitario per il quale è stata rilasciata la VIA nel 2005, già allora avrebbe dovuto essere revocata l’AIA, in autotutela, o almeno l’impresa avrebbe dovuto chiedere una nuova VIA allo scadere di quella del 2005;che ai sensi del D.Lgs. n. 36/2003 allegato 1 punto 2.1: “La discarica può essere autorizzata solo se le caratteristiche del luogo, per quanto riguarda le condizioni di cui sopra, o le misure correttive da adottare, indichino che non costituisca un grave rischio ambientale e per la salute umana e non pregiudichi le esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio.” In questo caso la riapertura dell’impianto costituisce “un grave rischio ambientale e per la salute umana”, in considerazione delle innumerevoli segnalazioni inviate dai cittadini all’ARPA al link dedicato, ma anche degli esposti inviati dalla Associazione di Volontariato  AttivaLizzano Onlus alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto ed in ragione dei quali  sono stati avviati due procedimenti penali, uno dei quali è ancora in corso. La stessa norma sopra richiamata prevede: “Per ciascun sito di ubicazione devono essere esaminate le condizioni locali di accettabilità dell’impianto nel contesto territoriale” a cominciare dalla “distanza dai centri abitati”. Già la VIA del 2005 riportava che alcune abitazioni del Comune di Lizzano erano a 2.150 metri dal sedime dell’impianto, mentre altre del Comune di Monteparano erano addirittura a 2.000 metri dall’impianto; ma oggi, con l’espansione urbana che si registra ovunque, quelle distanze si sono ulteriormente ridotte diventando un ulteriore motivo per non riaprire la discarica, salvo non ci si voglia assumere la responsabilità di eventuali danni cagionati alla salute dei cittadini, in primis quelli della zona. Non solo. Il sedime della discarica è collocato in una zona di produzione di prodotti agricoli ed alimentari e vi è la presenza di rilevanti beni storici, artistici, archeologici e paesaggistici. Tutti elementi ineludibili, espressamente previsti dal D.Lgs. n. 36/2003, che se valutati correttamente fanno ritenere che non sia possibile rilasciare l’AIA altrimenti, oltre alla popolazione, il territorio verrebbe penalizzato in maniera devastante e questo significherebbe la fine per una serie di piccole e medie imprese agricole locali, a partire da quelle vinicole;che l’odierna istanza di riattivazione dell’AIA presentata da LUTUM s.r.l. è basata su un assunto (erroneo) di una VIA valida sine die, un assurdo giuridico in quanto una valutazione di impatto ambientale non può avere una validità infinita. In questo senso chiarisce la questione il Consiglio di Stato con la sentenza 3937 del 19.06.2020: “il provvedimento di valutazione dell’impatto ambientale non può avere una durata indefinita e che, decorsa l’efficacia temporale, che è di almeno cinque anni, il procedimento di VIA deve essere reiterato.” Infatti, la VIA del 2005 ha fissato la sua scadenza “in ogni caso non superiore a tre anni” avendo “richiamato l’art. 15, comma 3 della stessa L.R. n. 11/2001”. Questa legge è rimasta in vigore sino a quando è stata pubblicata la Legge regionale n. 4 del 12.02.2014, che ha sostituito l’art. 15. Ne consegue che la VIA del 2005, essendo rilasciata durante la vigenza della legge regionale n. 11 del 2001, di fatto è scaduta già nel lontano 2008 e da allora la VIA non è stata più rinnovata. Tecnicamente non avrebbe più potuto operare in mancanza di VIA. In seguito, la discarica ex Vergine è stata chiusa con decreto di sequestro preventivo datato 31 gennaio 2014 e quindi, quando è intervenuta la Legge regionale n. 4 del 12.02.2014 che ha sostituito l’art. 15, la VIA era già scaduta da anni e la discarica era già chiusa, perché sotto sequestro per ordine della Magistratura. Non solo. Con la Determinazione del Dirigente n. 440 del 01.04.2015 della Provincia di Taranto, l’AIA è stata espressamente revocata sia per la località Palombara e sia per la Mennole. Pertanto, è del tutto evidente, che oggi non si può comunque considerare ancora valida la VIA del 2005, mentre, così come si sta chiedendo una nuova AIA, analogamente si deve chiedere una nuova VIA. Del resto, il sopra citato sequestro disposto dalla Magistratura è riferito a un procedimento penale per quale il secondo troncone è ancora in corso per reati ancor più gravi rispetto a quelli contestati nel primo, come quello di disastro ambientale, e ciò impone maggiore ponderatezza nel rilascio delle autorizzazioni. Dal 31 gennaio 2014, data del decreto di sequestro preventivo, è trascorso un lasso di tempo lunghissimo durante il quale sono stati stoccati più di 1.000.000 di m di rifiuti sino al sequestro. Poi il sito è rimasto sostanzialmente in abbandono per anni sino a quando sono stati avviati i lavori, ma solo per la messa in sicurezza. È evidente la necessità di una nuova VIA che consideri l’attuale stato dei luoghi e non quello relegati a un passato che non esiste più, essendo profondamente modificato l’intero sedime. Del resto, non è privo di pregio voler considerare che viene chiesta l’AIA finalizzata alla riapertura di una discarica che ha creato così tanti problemi ambientali e di salute pubblica da far nascere ben due procedimenti penali. Orbene, nel processo penale ancora pendente si sono costituiti parte civile la Regione Puglia, la Provincia di Taranto e i Comuni di Lizzano, Faggiano e Fragagnano. Anche il Comune di Taranto ha provato a costituirsi nel 2019, ma la costituzione di parte civile non è stata ammessa dal Giudice per un problema meramente formale. È del tutto evidente che la Provincia di Taranto, che dovrà decidere sul rilascio dell’AIA, non può non tener conto che è anche parte civile in un procedimento penale avente ad oggetto lo stesso martoriato territorio. Considerato che la stessa LUTUM ammette che “ad oggi è stata completata la maggior parte degli interventi di MISE/MIPRE previsti” quindi non tutti, è evidente che per far piena luce sulla questione si dovrebbe attendere quantomeno la conclusione del processo penale e comunque il completamento almeno degli interventi di MISE/MIPRE, prima di assumere qualsivoglia determinazione sull’AIA. Non si può decidere di riaprire una discarica se i problemi ambientali presenti sino ad oggi non sono stati ancora risolti e quando persino i lavori della semplice messa in sicurezza non sono stati ancora completati;che la VIA del 2005 è stata richiesta dalla Vergine srl sita in Calenzano (FI) utilizzando la direttiva IPPCcon un’attività contraddistinta esclusivamente dal codice IPPC 5.4; tant’è che la già citata Determinazione del Dirigente n. 440 del 01.04.2015 della Provincia di Taranto che ha revocato l’AIA cita solo il codice IPPC 5.4 sia per la località Mennole che per Palombara. Con l’istanza in riferimento a), LUTUM chiede la “riattivazione di una installazione di smaltimento rifiuti non pericolosi (IPPC 5.3 e 5.4)”, cioè per due codici e non solo per il 5.4. Non può, pertanto, essere ritenuta valida una VIA, oltre che per tutte le motivazioni già espresse, anche perché VERGINE S.r.l. era il soggetto richiedente della VIA del 2005 e allora fu concessa solo per il codice IPPC 5.4; l’odierno richiedente dell’AIA è invece LUTUM S.r.l., che ha chiesto la riattivazione per due codici: IPPC 5.3 e 5.4. È del tutto evidente che la VIA a suo tempo concessa era del tutto diversa, anche sotto il profilo formale, da quella precipua per l’AIA per la quale è stato avviato il procedimento oggi;che la riapertura della discarica di che trattasi aggraverebbe ulteriormente la già pesante situazione ambientale in cui versa l’intera area ionica, che già subisce la presenza di numerosi impianti di trattamento e smaltimento rifiuti;che l’art. 9 della Costituzione Italiana sancisce che la Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” e il successivo art. 32 “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, per cui rilasciare l’AIA richiesta da LUTUM s.r.l. costituisce una palese violazione del dettato costituzionale ;tanto premesso, i sottoscritti Consiglieri Comunali propongono al Consiglio Comunale di esprimersi sull’argomento “Istanza di Autorizzazione Integrata Ambientale, ex art. 29-ter del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii., relativa alla ‘Riattivazione di una installazione di smaltimento rifiuti non pericolosi (IPPC 5.3 e 5.4)’, ubicata in località Palombara nel Comune di Taranto”, presentata da LUTUM S.r.l. alla Provincia di Taranto, iscrivendolo all’ordine del giorno e di prendere posizione sulla predetta questione con urgenza, atteso che il procedimento amministrativo di che trattasi è già in fase avanzata, tant’è che il 15 luglio p.v. scadrà il termine per la presentazione delle osservazioni ex art. 29-quater, comma 4, D.Lgs. n. 152/2006, manifestando la sua contrarietà alla riapertura della discarica e di trasmettere la deliberazione adottata a:Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica;Commissione Valutazione Impatto Ambientale VIA e VAS del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica;ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale; Presidente della Regione Puglia;Regione Puglia – Dipartimento Ambiente, Paesaggio e Qualità Urbana;Presidente della Provincia di Taranto;Servizio Pianificazione ed Ambiente della Provincia di Taranto.

2 thoughts on “LA STORIA DELLA DISCARICA DI TORRE CAPRARICA A GROTTAGLIE

  1. Oggi la Presenza dell’Appia impone fasce di rispetto e valutazioni di altra natura finalizzate al recupero ambientale e paesaggistico secondo le modalità delle linee dell’ingegneria naturalistica fissate dalla Regione puglia che qualcuno ha l’obbligo di porre in essere e solo l’Avv Mirelli ha posto all’attenzione degli ambientalisti coraggiosi

  2. Oggi la Presenza dell’Appia impone fasce di rispetto e valutazioni di altra natura finalizzate al recupero ambientale e paesaggistico secondo le modalità delle linee dell’ingegneria naturalistica fissate dalla Regione puglia che qualcuno ha l’obbligo di porre in essere e solo l’Avv Mirelli ha posto all’attenzione degli ambientalisti coraggiosi

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